Ciao e buon sabato,
come state? Noi ci prepariamo alla nostra stagione preferita e, a questo proposito, stiamo lavorando a un paio di incontri di cui non vediamo l’ora di parlarvi: nella prossima newsletter, tra due settimane, avremo di sicuro qualche aggiornamento in più. Per ora, spazio ai consigli di lettura, d’acquisto e alle nostre dritte gastronomiche, come sempre.
Qualcosa da leggere
Siamo di fronte a uno di quei casi in cui il libro NON va scelto per la sua copertina. Non fatevi frenare dalla scelta “esteticamente discutibile” dell’edizione italiana e buttatevi a capofitto nella lettura di uno dei tanti bestseller che sono usciti dalla penna di una delle più famose e importanti food writer contemporanee.
Aglio e zaffiri è il quarto libro di Ruth Reichl, cuoca, scrittrice, direttrice del mensile Gourmet e, tra le altre cose, critica gastronomica del New York Times negli anni Novanta. Insomma, una vera autorità in materia di cibo e di scrittura gastronomica. Ed è proprio degli anni newyorkesi nel ruolo di critica che parla Aglio e Zaffiri, con tanto di recensioni originali pubblicate all’epoca sul giornale.
Il sottotitolo la dice lunga: Vita segreta di una gastronoma mascherata. In queste pagine, al racconto del cibo e dei ristoranti si intreccia quello della vita di Ruth Reichl e dei travestimenti che escogita per non farsi riconoscere dai ristoratori e provare l’esperienza di un cliente qualunque.
“Mi ero resa conto che tutti recitiamo quando andiamo fuori a cena. Ogni ristorante è un teatro che ci offre l’opportunità di trasformarci in qualcun altro, almeno per pochi istanti. I ristoranti ci liberano dalla realtà quotidiana, fa parte dell’incantesimo. Varcata la porta d’ingresso si entra in un territorio neutrale dove si è liberi di essere chiunque si scelga di essere per la durata del pranzo”.
Questo mese la nostra newsletter dedicata alle food writer è proprio su Ruth Reichl. Se volete, potete abbonarvi: arriverà sabato 28 ottobre e nel frattempo potete recuperare tutti gli altri approfondimenti sulle donne del cibo pubblicati finora.
Qualcosa da mangiare
Francesca sta traslocando ed è in quella fase di totale caos in cui i giorni sono un fluire di scatoloni da spostare, operai che entrano ed escono e la cucina è ancora un miraggio. Mangiare, in fase di trasloco, è drammatico. Serve una buona capacità di adattamento, tanta pazienza e la consapevolezza che i giorni delle zuppe calde preparate ascoltando musica jazz sono lontani, sì, ma arriveranno e saranno bellissimi. Nel frattempo vige l’arte di arrangiarsi. Non va poi così male se vicino a casa ci sono una buona pasticceria dove fare colazione, un supermercato ben rifornito, qualche ristorantino e alcune botteghe dove ogni tanto entrare per scaldarsi il cuore. Una, in particolare.
Tra i borghi del centro di Parma, in via XX settembre, c’è una gastronomia vegetariana che si chiama Semelomangio. Vendono verdure fresche, vari cibi sfusi tutti esposti in bei vasi di vetro, ma anche prodotti per la casa e per il beauty sostenibili. Tutto segue la filosofia green, i marchi sono piccoli, i produttori spesso locali. Quello della bottega vegetale è un concetto attuale, però Semelomangio racchiude l’atmosfera delle attività di una volta; c’è molta cura, una lentezza salvifica, i mobili di legno. E poi si mangia, e si mangia bene.
Essendo appunto una gastronomia, il banco è sempre ricco di piatti pronti, a base di verdure. Un giorno cous cous con i pomodorini, un altro giorno lasagne con il radicchio, oppure pasta con pesto di mandorle e zucchine. E poi patate dolci al forno, carote condite con curcuma, polpettine di lenticchie oppure di ceci. Se non avete molta confidenza col mondo della cucina vegetale, fate un salto qui. Resterete sorpresi dalla quantità di ricette che si possono preparare con le verdure, e che sapori straordinari prendono usando le spezie, oltretutto senza sottoporre il cibo a cotture che possono snaturarlo. Potete sedervi a uno dei tavolini all’interno, oppure, se il tempo è bello, stare fuori, nel borgo. Se fate due passi in più trovate anche un angolino di book crossing: prendete un libro, sedetevi a tavola, via il cellulare. Godetevi il momento, che stiate facendo trasloco oppure no, un pranzoa base di piatti cucinati col cuore è sempre un prezioso momento di pace.
Qualcosa da comprare
Ma proseguiamo sull’onda veg. Conoscete Dreamfarm? Si tratta di un’azienda giovane e - lo diciamo con orgoglio - parmigiana, che produce formaggi alternativi, a base di mandorle. Noi li abbiamo trovati appunto da Semelomangio e non potevamo che comprarli immediatamente, ci siamo entusiasmate già solo guardando la confezione super catchy e siamo rimaste molto soddisfatte anche all’assaggio. Per ora le alternative plant based al formaggio sono due: una mozzarella e uno spalmabile, entrambi ottenuti dalla fermentazione di mandorle italiane unite a pochissimi altri ingredienti. La consistenza è esattamente quella dei formaggi “veri”, il sapore no, ma è molto piacevole e non fa in nessun modo rimpiangere gli originali.
Su Etsy siamo incappate in queste custodie per Airpods a forma di cinnamon rolls e paninetti dolci. Le troviamo assolutamente irresistibili.
Una certa idea di… notizie
Come sempre, la nostra amata Romagna riserva delle belle sorprese: all’inizio di ottobre ha aperto a Savignano sul Rubicone una piccola Biblioteca Gastronomica all’interno di un ex convento del 1600.
Avete letto Lezioni di chimica di Bonnie Garmus? Si tratta di un romanzo che ha avuto grande successo dove il cibo è raccontato come rivoluzione e rinascita. Ora è diventato anche una serie tv.
In questo articolo il cuoco e autore Tommaso Melilli riflette sulla differenza tra food e cibo: da Paolo Conte alle pokérie, come cambiano le nostre città e il nostro gusto.
La linea di confine che ha decretato la zona di denominazione del Barolo ha inevitabilmente fatto sì che qualcuno ne restasse al di fuori, dando vita ai cosiddetti outsiders. Alessandro Salvano è uno di questi e ha dato vita a drink wines not labels e al vino Outside, “che segue il disciplinare di produzione del Barolo, anche se non sarà mai Barolo. Non vuole combattere o cercare di sminuire il Barolo, ma provare a innalzare quello che è il percepito di una zona di confine”. Cook_inc. racconta la storia di questo affascinante progetto.
È fresco di stampa il nuovo libro de L’ippocampo dedicato allo street food parigino con indirizzi e ricette.
Pain au chocolat o chocolatine? Ecco qualche chiarimento sulla storia e sul nome di questa buonissima variante del croissant francese.
Speriamo che la nostra newsletter vi sia piaciuta e ci rivediamo tra due settimane!
Se volete potete scriverci all’indirizzo unacertaideadicibo@gmail.com per partecipare al nostro book club, mandarci suggerimenti, segnalazioni o quello che vi viene in mente. Potete inoltrare questa newsletter a chi secondo voi potrebbe apprezzare, ci aiuterete così a farci conoscere e a far crescere il nostro progetto. E, a proposito, se volete iscrivervi alla versione in abbonamento dedicata alle autrici di letteratura gastronomica, potete farlo in qualsiasi momento.