Ciao e buon sabato,
questo è il terzo appuntamento con la nostra newsletter gratuita, e le persone iscritte aumentano sempre un po’. Quindi grazie per la fiducia, prima o poi organizzeremo un grande picnic a base di pain au chocolat (sì, siamo fissate) per festeggiare.
Noi siamo Elisa e Francesca e nelle prossime righe troverai consigli, letture e notizie varie. Prima però, ci teniamo a ringraziare chi ha partecipato al primo appuntamento del nostro gruppo di lettura, sia dal vivo che online. Dobbiamo ancora calendarizzare i prossimi incontri, ma ecco intanto l’elenco dei libri di cui parleremo, per chi volesse mettersi avanti e procurarseli:
Marzo: Kitchen Confidential, Anthony Bourdain
Aprile: Crying in H Mart, Michelle Zauner
Maggio: Home Cooking, Laurie Colwin
Giugno: La famiglia Tortilla, Marco Malvaldi
Qualcosa da leggere
E allora partiamo proprio dal libro del book club di marzo e dal suo affascinante e controverso autore: Anthony Bourdain. Colui che ha segnato generazioni di cuochi con il motto “sesso, droga e alta cucina”. Kitchen Confidential è il suo esordio letterario e il libro nel quale viene raccontata l’epifania gastronomica della sua prima ostrica così come gli orrori che si celano nelle cucine dei grandi ristoranti newyorchesi.
Il libro è uscito nel 2000 ed è diventato subito un best seller del New York Times ma il vero inizio della carriera di scrittore di Tony risale a qualche anno prima con articoli come questo, scritto per il New Yorker. Kitchen Confidential è un libro di memorie che alterna aneddoti sui misfatti dell’autore ad altri di taglio simil-antropologico sulla variegata umanità che popola le cucine dei ristoranti “banditi di strada, bucanieri, tagliagole”.
Si tratta di un libro che letto oggi può fare un certo effetto ma che racconta con sincerità e senza censure la mentalità maschilista e militaresca che ha imperato per decenni nelle cucine professionali (ma chi ci assicura che ora non è più così?).
Lasciato raffreddare il clamore che ha circondato il suo suicidio nel 2018, torniamo a leggerlo per la sua scrittura schietta e per il suo amore per il cibo “in grado di ispirare, sbalordire, sconvolgere, deliziare”.
P.S.: se siete affamati di altri consigli di lettura gastronomici vi consigliamo anche la newsletter Sfoglia della bravissima Francesca Romana De Bernardino. Un compendio minuzioso e divertente di tutto ciò che parla di cibo tra due copertine.
Cosa abbiamo mangiato
C’è stato un tempo, qui a Parma, in cui piazza Garibaldi era letteralmente un salotto. Ogni lato della piazza aveva il suo locale dove, semplicemente, stare. Sono passati gli anni e per sfortuna, cambiamenti o chissà quali motivi, i bar e i ristoranti della piazza hanno chiuso quasi tutti. il Bar San Pietro, il più tenace, ha resistito nel tempo. La pizzeria La Duchessa, meta di ogni cena di classe degli anni Novanta, ha cambiato gestione senza mai chiudere, ma il lato grande della piazza è rimasto sguarnito dei suoi bar e ristoranti per molti anni. Marc Augé nel suo Un etnologo al bistrot (vi ricordate la newsletter scorsa?) dice che “il bistrot risponde a un bisogno quanto mai urgente, immediato, di contatto” e quel bisogno lì, umano com’è, è andato smarrendosi senza più un tavolino a cui sedersi per un caffè e due chiacchiere guardando i Portici del Grano.
Poi qualcosa negli ultimi anni si è sbloccato. Prima uno, poi due, poi tre e alla fine quattro locali hanno aperto all’ombra del Palazzo del Governatore. Il più recente è Dsèvod, che deve il suo nome alla maschera di Parma e ha un doppio affaccio: sulla piazza, appunto, e su via Mameli, sul retro, per il servizio da asporto. Dsèvod è un ristorante di pesce e un pesce metallico è anche il suo logo, circondato da righe bianche e azzurre, come quelle degli ombrelloni quasi a suggerire che Ehi, l’estate, se vuoi, è qui. La chef è Maria Anedda (qui c’è la sua biografia) e la proposta è esclusivamente di mare. Per ora, ma è questione di poco, Dsèvod offre solo servizio take away, anche se va fatta una precisazione. Se arrivi da via Farini vedrai che i tavolini del ristorante sono lì, sotto gli ombrelloni, con clienti seduti e il personale che si muove agile. Questo perché, in effetti, nelle giornate di sole, si può già mangiare seduti al tavolo, ma come se fosse un locale da asporto. Si può ordinare e consumare, ma i piatti vengono serviti in confezioni di cartone, con posate usa e getta. Non il massimo per la sostenibilità, ma è una soluzione temporanea.
Noi abbiamo provato Dsèvod in una domenica di inizio marzo (beh, la scorsa) con un gran sole e un gran caldo. Quel caldo che al primo calice di rosé si trasforma in euforico senso di ebbrezza. E infatti. Abbiamo ordinato una porzione di lasagne di pesce con besciamella al curry (il curry si sente molto), crocchette di patate e baccalà e fritto misto di pesce e verdure. Tutto da dividere e per fortuna perché le porzioni erano molto generose. Le lasagne alte, cremose, molto saporite. Il fritto equilibrato e croccante, asciutto, gentile, di quelli, per intenderci, da mangiare dal cartoccio sul molo, al tramonto, nelle sere d’estate con accanto le barche e il loro sciabordio.
Nel menu ci sono anche diversi panini di mare, un paio di secondi, un altro primo oltre alle lasagne e qualche piatto di accompagnamento. Ci sono anche i dolci, meno marittimi e più locali, ma non li abbiamo nemmeno guardati satolle come eravamo di pesce e spensieratezza.
Non è economico, ma le porzioni sono appunto abbondanti. Se non ti interessa consumare il tuo pranzetto nel passeggio di piazza Garibaldi, puoi prendere i piatti da asporto e portarli via, oppure farteli consegnare a casa (qui, così leggi anche il menu).
Se lo hai provato o lo proverai, facci sapere cosa ne pensi. Qui c’è la loro pagina Instagram.
Qualcosa da comprare
Esistono mille, imprevedibili modi per dichiarare il proprio amore per il cibo. Alcuni sono più raffinati di altri. Fosse per noi, gireremmo volentieri per la città con una baguette sotto braccio piluccandone pezzetti con nonchalance, ma abitiamo a Parma, non a Parigi, e il sacchetto di carta del fornaio con la micca infilata dentro, per quanto sia di sicuro più igienico, è purtroppo meno poetico. Quindi, come si può essere chic e foodie al tempo stesso? Secondo noi ad esempio indossando un paio di loafers in velluto con ricamata sopra una brioche, o una baguette, oppure una bottiglia di champagne con anche le ostriche. Certo, non sono scarpe a buon mercato, ma voi immaginatevi la passeggiata del sabato mattina per comprare i fiori freschi e bere il cappuccino come ne uscirebbe nobilitata.
Nell’ultima newsletter abbiamo accennato ai profumi golosi, quelli che fanno pensare al cibo e che, infatti, si chiamano gourmand proprio perché hanno tra le note elementi presi dal mondo food. Spesso evocano dolci e biscotti, zucchero a velo e caramello, mandorle, scones con la panna. Non solo eh, ma chi cerca fragranze gourmand di solito vuole soddisfare la fame del cuore con una dolcezza per una volta ipocalorica. Si tratta di profumi più adatti all’autunno e all’inverno, ai pomeriggi passati con calzettoni di lana a leggere, magari davanti a un camino; noi, qui, stiamo andando incontro alla primavera e non è che sia vietato indossarli, ma diventano pesanti, un po’ come infilarsi un maglione di lana shetland quando il sole è ormai caldo. Lo senti il fastidio? Siccome il tempo è pazzo e imprevedibile, però, approfittiamo di marzo per sparare le ultime cartucce e suggerire una fragranza che ha il sapore di una merenda. Si chiama Lait et biscuit (il nome dice già tutto) ed è di Chabaud, le note che lo compongono sono biscotti, vaniglia, caramello. Dolcissimo, confortante. Immagina le briciole di cookies al burro che rimangono attaccate a una sciarpa di lana dopo una domenica in pasticceria, è inverno e fa così freddo che per fare merenda non ci si spoglia neanche. Oppure la colazione dell’infanzia, con il latte bollente nella tazza preferita e i frollini immersi fino a sfaldarsi. Piccoli incanti delle fragranze. Se ti piace il genere, poi, la regina dei gourmand è Hilde Soliani.
Una certa idea di… notizie
La nostra selezione di articoli per iniziare al meglio il weekend:
A Basilea in Svizzera c’è tempo fino al 21 maggio per visitare la retrospettiva dell’artista americano Wayne Thiebaud, celebre per i suoi still life zuccherosi.
Dessert can save the world è il nuovo libro di Christina Tosi, la fondatrice di Milk Bar. “Un libro di snack, piccole esplosioni di carburante, e un promemoria sul potere delle piccole cose: più sono semplici, pure, esilaranti e dolci, meglio è”, dalla sua intervista su Taste.
Una gioia da leggere, in cucina o rannicchiati sul divano: i 18 libri di cucina che non possono mancare nella vostra libreria secondo Vogue.
L’ossessione per i cucchiaini ha spopolato online ma il buon vecchio cucchiaio da tavola è davvero da denigrare?
Sul sottile equilibrio tra dessert e cucchiaini e su tutto ciò che può andare storto al ristorante ha scritto anche la nostra adorata Nora Ephron in questo articolo per il New York Times.
Alla base di una quantità infinita di ricette c’è lui, l’uovo. Ingrediente semplice quanto fondamentale è protagonista della monografia edita da Taschen e curata dal magazine The Gourmand.
Appuntamenti Food
A breve ti faremo sapere la data di marzo del nostro book club
Ricominciano le cene del Women CookBook Club di Angela Frenda. Appuntamento a Chieri il 19 aprile con Sky McAlpine, autrice di A Table Full of Love. Si prenota da qui, il ricavato verrà devoluto a Women in Coffee.
Cibo e profumi: in occasione della Giornata Nazionale del Profumo il 21 marzo, Eataly e Accademia del Profumo organizzano a Milano questo corso di cucina speciale
Vinitaly, ci siamo quasi
Anche se Cibus è ancora più vicino!
Qui c’è l’utilissimo calendario del Gambero Rosso con gli eventi food di marzo
Speriamo che la nostra newsletter ti sia piaciuta e ci rivediamo tra due settimane!
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